giovedì 28 settembre 2017

La scuola che vorrei

Secondo me, un modello di scuola che potrebbe soddisfarmi, sarebbe formato da diversi elementi che costituiscono le teorie sulle relazioni educative.
Per quanto riguarda la teoria psicoanalitica le nostre relazioni educative sono influenzate dai fenomeni di transfert, proiezione e immagine di se e l'insegnante grazie alla psicoanalisi può riuscire a interpretare questi fenomeni e di conseguenza riuscire a capire al meglio i comportamenti degli alunni, questo è secondo me un elemento molto utile perché permette di risolvere le difficoltà che si potrebbero incontrare.
Nella teoria umanista ci sono due elementi che considero principali, l'empatia dell'insegnante nei confronti dell'alunno e il fatto che l'insegnante dovrebbe insegnare a gli alunni come imparare, per essere sempre aperti ad apprendere cose nuove e alle trasformazioni e novità che il mondo riserva.
Penso che per quanto riguarda invece la teoria sistemica, gli elementi che prenderei maggiormente in considerazione, sono il fattore del contesto, molto importante per capire l'alunno, il suo stato d'animo e i suoi conseguenti atteggiamenti. Il fattore del contesto è inoltre molto legato a quello dell'empatia di cui si parla nella teoria umanista. Un altro importante elemento è quello del circolo comunicativo, infatti è bene che in una classe ci sia comunicazione tra i componenti.

Teorie a confronto: psicoanalitica, umanista e sistemica

Secondo la teoria psicoanalitica, la classe è il campo di incontro/scontro d forze inconsce, esse emergono infatti attraverso molti diversi comportamenti, ad esempio: insuccessi scolastici, momenti di collera improvvisa ecc... Con la psicoanalisi è possibile interpretare questi comportamenti
(o sintomi), che nella maggior parte dei casi hanno cause profonde alle origini e che sono strettamente legate alla storia personale di ciascuno di noi. Uno che la psicoanalisi interessa è quello del transfert, secondo cui gli alunni proiettano sul rapporto con l'insegnante il rapporto che hanno ad esempio con i genitori, allo stesso modo gli insegnanti, nel loro rapporto con gli alunni saranno condizionati dalle loro esperienze infantili. Questo fenomeno insieme a quello a quello di proiezione e a quello riguardante l'immagine di se stessi, condiziona le nostre relazioni educative. Il ragazzo attraverso il fenomeno di proiezione, proietta ciò che percepisce come pericoloso nella sua psiche, all'esterno: per esempio per mascherare la propria timidezza un ragazzo potrebbe iniziare a trattare in modo sgarbato i compagni. Per quanto riguarda l'immagine di se, è un fattore molto importante e che si costruisce negli anni, grazie ad essa una persona elabora una considerazione di se che può essere o meno condivisa da gli altri (immagine che gli altri hanno di noi).
Al contrario, la teoria umanista, studia il comportamento dell'insegnate e gli effetti che questo ha sull'alunno, non si sofferma quindi sulle cause profonde dei comportamenti come fa la psicoanalisi.
Carl Rogers, uno dei principali esponenti di questa teoria, sostiene che un insegnamento per essere efficace deve essere flessibile, cioè deve dedicarsi sia ai contenuti sia all'alunno. Rogers ha elaborato inoltre "3 atteggiamenti chiave": autenticità o congruenza, considerazione positiva incondizionata, comprensione empatica.. Questi atteggiamenti sono collegati tra loro, infatti l'insegnante deve essere empatico nei confronti dell'alunno senza implicare cambiamenti nei suoi comportamenti e per indurlo a conoscere se stesso e stabilire una continuità tra tra l'immagine di se e le proprie esperienze.
Con questi 3 atteggiamenti chiave, Rogers vorrebbe creare individui aperti alle novità e alle trasformazioni che il mondo attuerà in futuro. Di conseguenza il ruolo dell'insegnante sarà quello di facilitare l'apprendimento.
Secondo invece la teoria sistemica, la psiche è un sistema nel quale ogni mutamento di qualche parte influenza tutte le altre. Paul Watzlawick, uno dei principali esponenti di questa teoria, sostiene che un ruolo molto importante è svolto dal contesto. Ad esempio, l'andamento scolastico di un ragazzo è strettamente collegato al suo contesto di vita. Per quanto riguarda i compiti  dell'insegnante secondo questa teoria, egli deve essere  in grado di:
- riorganizzare il contesto della classe ogni volta che si aggiunge o toglie un elemento.
- individuare le "persone chiave", ovvero coloro che attraverso il loro comportamento sono
  responsabili del cambiamento collettivo del gruppo.
- controllare l'ansia, infatti se è eccessiva può portare alla fuga dalle proprie responsabilità è se è troppo poca determina una scarsa motivazione.
- favorire il circolo comunicativo, cioè stabilire una modalità affinché tutti comunichino tra loro.

venerdì 19 maggio 2017

Linguaggio e classe sociale, Don Milani








Diversi studiosi si sono occupati del ruolo dell'estrazione sociale legato all'apprendimento del linguaggio: tra questi anche l'inglese Basil Bernstein che distinguendo 2 codici linguistici, il codice ristretto e quello elaborato, ha elaborato la teoria della deprivazione verbale.
Codice ristretto: è legato al contesto, è caratterizzato da poche sfumature sintattiche e i significati rimangono impliciti, con poca attenzione per i rapporti complessi.
Codice elaborato: non è legato al contesto, è articolato dal punto di vista sintattico, elabora sensazioni ed emozioni ed è ricercato.
Secondo questa teoria, un bambino che ha un codice elaborato sarà in grado di assemblare una frase più articolata, complessa e ricca di particolari rispetto ad un bambino con un codice ristretto.
Gli studi di Bernstein vennero condotti facendo riferimento alla classe operaia e alla classe media, al loro termine si poté provare che mentre la classe media sapeva padroneggiare entrambi  i codici, quella operaia era in grado di utilizzare solo il codice ristretto. Questo stava perciò alla base del fatto che  il percorso scolastico dei figli della classe operaia era caratterizzato da diversi insuccessi, e spinse all'elaborazione di nuovi programmi scolastici.
Secondo gli studi condotti dall'americano William Labov, il quale studiò la lingua parlata nel ghetto nero di New York, anche attraverso un linguaggio meno colto, si poteva esprimere qualsiasi concetto e con una verbalizzazione ricca: non c'era quindi una lingua superiore ad un'altra, semplicemente lingue diverse.
Tra le persone che si occuparono dello sviluppo della capacità linguistiche, ci fu anche il sacerdote Lorenzo Milani, che ha diretto la scuola di Barbiana, in Toscana, dove accoglieva i bambini respinti dalle scuole medie, rafforzando le loro capacità linguistiche. Tra le sue frasi celebri c'era "più parole, più idee".





giovedì 11 maggio 2017

La comunicazione

Risultato immagine per comunicazione


Tutti gli esseri viventi comunicano tra loro con mezzi diversi: la voce, i gesti, la postura, i movimenti...La parola comunicare deriva dal latino "comunico", ovvero mettere in comune, condividere informazioni, emozioni o esperienze. Per gli esseri umani comunicare è un esigenza quotidiana e nonostante sembri un procedimento semplice, in realtà richiede diverse competenze.
 La comunicazione coinvolge molti elementi che sono stati studiati dallo studioso russo Roman Jakobson in un suo modello e che riguardano principalmente la comunicazione verbale. Secondo questo modello, il mittente (colui che invia le informazioni) trasmette un messaggio utilizzando un codice al destinatario(colui che riceve le informazioni) . Il mittente ha il compito di codificare il messaggio cioè organizza le informazioni secondo il codice e il destinatario ha il compito di decodificarlo, ovvero interpretarlo. Un ruolo importante è ricoperto dal canale (il mezzo fisico con il quale vengono trasportate le informazioni), inoltre l'oggetto del messaggio è detto referente e la situazione comunicativa è detta contesto.
Esistono anche altri tipi di canali, ad esempio quello visivo-cinesico (permette di cogliere gesti ed espressioni), quello motorio-tattile (nel caso della stretta di mano) e quello chimico-olfattivo (tipico del mondo animale). Nella comunicazione possono incorrere ostacoli di vario tipo e se mittente e destinatario non danno lo stesso significato ad alcuni elementi della comunicazione si dice che non c'è sintoniahttp://www.inventati.org/emiliaparanoica/comunicazione.html

domenica 23 aprile 2017

Apprendimento e memoria




La memoria è una facoltà fondamentale della nostra mente, senza di essa infatti per ogni azione che compiamo, dovremmo imparare tutto da capo.
Lo stesso apprendimento dipende dalla registrazione e dall'immaginazione, quindi dalla memoria. Inoltre senza un fenomeno detto  recupero non potremmo recuperare le informazioni dalla nostra mente. La memoria non è un organo unitario, ma un insieme di sistemi che differiscono per tempo e spazio. Esistono diversi tipi di memoria:
LA MEMORIA SENSORIALE: è la registrazione di quanto è percepito dai nostri sensi. I campi più studiati in questo tipo di memoria sono:
- memoria visiva (iconica), che ha una durata molto breve (0,25 secondi circa) e che ci consente di conservare per un periodo molto breve un immagine appena vista.
- memoria uditiva (ecoica), ha una durata di circa 2 secondi ed è condizionata dall'attenzione.
MEMORIA A BREVE  TERMINE: raccoglie dati per un periodo di tempo inferiore ai 30 secondi ed è divisa in due tipi:
- memoria fonologica, che riesce a contenere 7 elementi tra numeri, sillabe o altri stimoli acustici.
- memoria visuospaziale, che comprende le forme degli oggetti e la loro collocazione nello spazio.
Ci serviamo di questo tipo di memoria per apprendere qualcosa che possiamo dimenticare subito dopo.
MEMORIA A LUNGO TERMINE: dove le informazioni diventano ricordi (tracce mnestiche) e possono essere tenute per un periodo prolungato di tempo. Questo tipo di memoria si suddivide in memoria esplicita e implicita.
-memoria esplicita (consapevole/dichiarativa), che riguarda ciò che si può descrivere in mondo consapevole ed è a sua volta divisa in:
- memoria episodica (autobiografica), che riguarda i ricordi di episodi della nostra vita passata.
- memoria semantica, che riguarda le conoscenze apprese, ad esempio simboli, parole o concetti.
-memoria emozionale, che è legata al ricordo di emozioni in determinati episodi della nostra vita.
MEMORIA IMPLICITA O PROCEDURALE: è costituita dall'insieme di conoscenze, movimenti, abilità che ci occorrono per le azioni che facciamo più spesso. In questo modo non dobbiamo richiamare alla coscienza queste procedure quando compiamo un'azione.  

domenica 26 marzo 2017

Le mappe cognitive e l'apprendimento latente di Tolman

Risultato immagine per edward tolman esperimento
Il comportamentismo riduce il comportamento alla sola risposta meccanica a stimoli provenienti dall'ambiente.
Quando noi impariamo qualcosa di nuovo però, ci sembra che sia in atto un processo più complesso rispetto ad una semplice risposta a uno stimolo.
Lo psicologo statunitense Edward Tolman ha ripreso in mano le tesi di Watson e Skinner e facendosi influenzare dalla Gestalt e dalla psicoanalisi, ha elaborato una nuova teoria secondo la quale tra lo stimolo e la risposta del semplice schema S/R ci sono delle variabili intermedie non direttamente osservabili. Queste variabili possono essere di tipo cognitivo (ipotesi, mappe concettuali...) o motivazionale (aspettative, bisogni, scopi...).
Tolman ha quindi valorizzato i concetti di coscienza, intenzionalità e finalità, parlando di un comportamento direzionale e finalizzato.
Tolman ha inoltre rifiutato il ruolo del rinforzo, infatti l'apprendimento può avvenire anche indipendentemente dalla presenza di un bisogno da soddisfare. Questo sta alla base dei comportamenti esplorativi, provati dagli esperimenti svolti dallo psicologo, tra cui il più famoso dove dei ratti, non alla ricerca di cibo, potevano circolare liberamente all'interno dei cosiddetti "labirinti di apprendimento" e nel momento in cui il cibo veniva inserito, i ratti sulla base del loro apprendimento precedente, lo riuscivano a trovare dopo pochi secondi.
Gli stessi comportamenti si verificano negli esseri umani, infatti quando ad esempio ci troviamo in una nuova città, inconsapevolmente creiamo nella nostra mente delle mappe cognitive, frutto dell'esplorazione, che ci permettono di avere una rappresentazione dello spazio  che ci circonda grazie alla quale, poi, nel momento del bisogno possiamo raggiungere i luoghi che cerchiamo.
Questo concetto è alla base dell'apprendimento latente, che è costituito da informazioni che non ci sono utili in quel momento ma che lo saranno in futuro.

A beautiful mind


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Il matematico Jhon Nash, nel1949, entra a far parte dall'università di Princeton, una delle più prestigiose rinomate. La vita di Nash si basa sulle formule matematiche e sulla sua passione per la fisica, infatti riesce a sviluppare diverse teorie, in particolare la "Teoria dei giochi" che sostituirà le precedenti teorie di Adam Smith.
 Nash è caratterizzato da un carattere molto riservato e solitario, per questo motivo ha un unico amico di nome Charles che era anche il suo compagno di stanza.
Durante il periodo della "guerra fredda" viene contattato dall' esercito avendo ottenuto fama anche grazie alle sue abilità di decodificatore oltre che di matematico. Entra così in contatto con William Parcher, un uomo del governo dalla personalità oscura che lo ingaggia per una missione segreta. Allo stesso tempo John si innamora di Alicia, una studentessa di fisica oltre che sua allieva all'università. Qualche tempo dopo i due si sposano e diventeranno gentiroi.
John non avrà però la possibilità di crescere al meglio il figlio, infatti la sua vita verrà stravolta quando scoprirà che sia il suo caro amico Charles, sia la sua nipotina, sia William Parcher non sono altro che proiezioni della sua mente, frutto della schizofrenia da cui è affetto.
John viene mandato in diverse cliniche e manicomi dove viene sottoposto a cure pesanti e a grandi dosi di farmaci. Con il tempo, grazie all'aiuto della moglie Alicia e di alcuni colleghi, Nash riesce pian piano ad ignorare le sue allucinazioni, che comunque persistono, e cerca di riprendere la sua vita normale. Convivendo al meglio con la malattia, John riprendere ad insegnare all'università e riesce ad elaborare nuove teorie. Nel 1994 riceve il premio Nobel per l'economia che deve oltre che a se stesso, anche ad Alicia che lo ha sempre aiutarle sostenuto.